Sherlock Holmes o Padre Brown?

I racconti di Padre Brown di G.K.Chesterton.E’ vero che ogni uomo e che ogni esistenza è un regalo, una rarità chiamata ad arricchire qualche angolo di mondo, ma ci sono vite chiamate a diventare un dono per l’umanità intera. Una di queste fu quella di Gilbert Keith Chesterton, giornalista, polemista e scrittore enorme almeno quanto il suo girovita. Tutto in lui era grande, a cominciare dalla taglia, che in Chesterton diventa segno di perfetta comprensione del mondo: la realtà è talmente bella, è talmente buona, da non poter fare a meno di gustarla. Ci sono uomini nei quali l’obesità diventa la prova più evidente del loro equilibrio mentale.

Ho sempre pensato che se il mondo leggesse Chesterton si potrebbe convertire sul serio; chiunque sia, qualunque lingua parli, da qualsiasi cultura provenga. Leggere i suoi racconti, i suoi saggi, i suoi romanzi e tutta la sua vasta opera è un rischio: arrivato all’ultima pagina potresti non essere lo stesso uomo di prima. E’ quanto successo a Clive Staples Lewis, l’autore del Le Cronache di Narnia, a Marshall McLuhan, il famoso sociologo canadese, e a molti altri. Ogni sua parola può far ruzzolare un uomo per terra, ogni suo paradosso può disarcionare la nostra visione delle cose attraverso l’uso di quella sapienza così bistrattata dall’intellighenzia del mondo che si chiama common sense, quella percezione chiara delle cose che non ha bisogno di studio ma solo di un’osservazione sincera. Se l’umanità leggesse Chesterton si convertirebbe alla comprensione razionale del mondo; solo in un secondo momento si accorgerebbe di essersi convertita al cattolicesimo.

La ragione è sempre ragionevole, anche nell’ultimo limbo, anche al limite ultimo delle cose. So bene che si accusa la Chiesa di abbassare la ragione, ma è il contrario, invece. Sola sulla terra la Chiesa fa la ragione veramente suprema. Sola sulla terra la Chiesa afferma che Dio stesso è legato alla ragione. (Tratto dal racconto La croce azzurra).

E’ stata un’altra parte della mia esperienza professionale ad assicurarmi che non eravate un prete». «Quale?», domandò il ladro quasi a bocca aperta. Voi attaccaste la ragione», rispose Padre Brown. «Questa è cattiva teologia». (Tratto dal racconto La croce azzurra).

Holmes vs Brown

Dovendo tracciare un punto da cui iniziare per presentare l’opera di questo monumento di bontà e immaginazione, la scelta è ricaduta sulle avventure di Padre Brown, un omino che ha reso liete le ore di molti suoi lettori, un prete detective che non teme paragoni neanche con il più famoso investigatore uscito dalla penna di un uomo, Sherlock Holmes. Anzi se avesse senso una gara del genere direi che Padre Brown è ancora più grande di Sherlock Holmes perché attinge la sua grandezza da una riserva inaccessibile al famigerato collega londinese. Il difetto di Holmes è uno solo ed è il risvolto del suo talento: è talmente logico da essere senza cuore. Così la pensava anche il suo autore, Sir Arthur Conan Doyle (che tra le altre cose giocava spesso a cricket con l’amico Chesterton). Sherlock ha un’intelligenza logica talmente spiccata da avere solo quella. Tutta la realtà per lui è il campo di applicazione della sua logica, e  l’uomo non è altro che un animale che lascia tracce nella foresta. Tutto è esperimento e occasione per una deduzione. Holmes risolverà pure i crimini ma per lui sarebbe lo stesso se a compiere un delitto fosse stata una salamandra e non un uomo.

La grandezza del piccolo e dimesso Padre Brown sta tutta nella sua umanità e nel suo desiderio di accedere al segreto che fa di un uomo un criminale. Un’investigazione per lui diventa esercizio spirituale, un’occasione per sondare l’abisso che abita nel cuore di ciascuno di noi.

Ho pensato e ripensato come un uomo possa diventare un criminale, un assassino, finché mi resi conto che ero simile a lui, in tutto, eccetto che nella volontà di compiere l’azione finale. (Gilbert Keith Chesterton, I racconti di Padre Brown,pag. 597 e segg.).

Padre Brown, il moderno inquisitore

Il criminale per padre Brown non è una rara specie di uomo che occorre riuscire a identificare, non è un animale da rinchiudere in una riserva naturale o un mostro relegato al suo delitto ad una distanza incolmabile dal resto dell’umanità, ma è uno sconfitto, qualcuno che soccombe al richiamo del male. Il cattivo è prima di tutto un pover’uomo tenuto in cattività dai suoi atti, la prima vittima dei suoi delitti, perché omicidio e furto sono solo la maturazione di delitti ben più radicati, quelli che la Chiesa chiama vizi: superbia, avarizia, lussuria, invidia, gola, ira, accidia. Questi vizi sono “capitali” proprio perché hanno la forza di condurre un uomo al patibolo, di rendere la vita di ciascuno un supplizio; perché sono mostri che possono trasformare il più tranquillo dei vicini in un assassino.

Nessun tribunale umano, nessun giudice o boia potrà mai liberare il criminale dalla sua vera condanna: quel pensiero, quella stortura che ha dato origine al delitto e che la Chiesa chiama peccato. A Padre Brown non basta punire il reato: lui deve sradicare il peccato. Il 20 febbraio 1909, prima dell’inizio delle pubblicazioni dei racconti di Padre Brown, Chesterton scriveva sul Daily News: “La Chiesa è l’unico organismo che ha sempre tentato sistematicamente di perseguire e scoprire i crimini, non allo scopo di vendicarli, ma con l’intenzione di perdonarli. (…) La stranezza della Chiesa era questa sua impietosa pietà: era come un inesorabile segugio che insegue la preda per salvarla, non per ucciderla”.

Il male esiste, eccome!

Oggi l’uomo è lontano dal conoscere il segreto del male che appare incomprensibile, una grande eccezione, un virus che si insinua solo in individui bacati. L’unico rimedio al male è la cura, non la redenzione, i farmaci, non l’amore. La malattia prende il posto del male perché così possiamo coltivare l’illusione di poter individuare, isolare, ed estirpare una volta per tutte ciò che più ci fa paura. Dal male invece  nessuno può dirsi al riparo: anche chi è onesto o buono per consuetudine è sempre sull’orlo del baratro in cui Satana attende di precipitarlo: solo una salda filosofia e l’aiuto della Grazia sempre rinnovata possono rendere saldo l’uomo sulla via del bene. E’ grazie a questa comprensione della realtà del male che Padre Brown, e con lui la Chiesa, può gridare al mondo queste parole:

Lasciateci nelle nostre tenebre, vampiri della notte, a consolare coloro che realmente hanno bisogno di consolazione, coloro che fanno cose veramente indifendibili, cose che né il mondo, né loro stessi possono difendere, e che nessuno, tranne un prete, saprà perdonare. Lasciateci con gli uomini che commettono vili e ripugnanti e reali delitti, vili come san Pietro quando il gallo cantò. E tuttavia venne poi l’alba. (Gilbert Keith Chesterton, I racconti di Padre Brown, pag. 748).