Quella volta che rabbi Leo Baeck fu visto piangere

Nel 1933 fu fondata la “Rappresentanza Nazionale degli Ebrei Tedeschi”, deputata almeno sulla carta a rappresentare i cinquecentomila mila ebrei tedeschi di fronte al regime hitleriano. Leo Baeck a quel tempo rabbino capo di Berlino, ne divenne presidente. Nel 1939 quando i nazisti mutarono il nome dell’organizzazione in “Unione degli Ebrei in Germania” continuò la sua funzione sotto il controllo dell’Ufficio Centrale per la Sicurezza del Reich, sino al giugno 1943 quando venne definitivamente dissolta.

Da quella sua carica Leo Baeck assistette impotente all’escalation di malvagità perpretrata dai nazisti nei confronti degli ebrei. Prima furono impoveriti ed isolati attraverso l’esclusione dai servizi pubblici, dal servizio militare, dalla politica, dalle scuole, dall’amministrazione delle aziende, dalle cooperative, dal commercio al dettaglio, dalle attività di artigianato. Poi fu loro vietato per legge di contrarre matrimonio con il resto della popolazione, e vennero contrassegnati come le vacche affinché si distinguessero dagli altri in maniera evidente: gli fu imposto per legge un secondo nome (Israel per gli uomini, Sara per le donne) i loro passaporti contrassegnati da una grande “J” (che stava per Juden, ossia giudeo), e infine marchiati con la stella di Davide. Furono poi dichiarati Untermensch, sub-umani, sotto gli standard di capacità e adattabilità imposti dall’ordine sociale nei quali vivevano. Da lì ad essere perseguitati e sterminati il passo era ormai breve.

Eppure mentre accadeva tutto questo nessuno vide mai Leo Baeck piangere. Oltre la metà dei suoi fratelli ebrei riuscì ad emigrare dalla Germania prima che iniziassero le deportazioni. Lui rifiutò più di una volta la proposta di fuggire, avendo giurato che sarebbe rimasto in Germania finché ci fosse stato un solo minyam, il quorum richiesto per una funzione religiosa, ossia dieci uomini. Tenne fede al suo giuramento e lasciò il suo paese solo nel 1943 a bordo di un treno diretto al campo di concentramento di Terezin. Eppure neanche allora Leo Baeck fu visto affliggersi. Una volta nel campo di Terezin divenne membro del consiglio degli anziani e iniziò a tenere sermoni e lezioni di drammaturgia greca ed etica kantiana. Neanche rinchiuso in un campo di concentramento fu visto disperarsi. Un sopravvissuto all’olocausto di nome Heinrich F. Liebrecht, nelle sue memorie lo ricorda così:

Dalle lezioni di Baeck scaturì la forza di resistere veramente, e la convinzione che eravamo in grado di farlo (…) fece sorgere in noi la certezza che fossimo tutti destinati a rispondere ad una chiamata, che la nostra vita avesse ancora uno scopo.

Fu una mattina del 1942, quando il governo nazista ordinò la chiusura della Hochschule für die Wissenschaft des Judentums, l’Alto Istituto di Studi Ebraici, un seminario rabbinico presso il quale ancora gli era consentito insegnare, fu solo allora che Leo Baeck fu visto piangere. Una manciata di ragazzi ancora seguiva i suoi corsi di omiletica, commentava il Talmud, le raccolte di midrash e si appassionava alla storia del popolo di Israele. Fu quando gli fu impedito di tramandare la memoria dei suoi padri, di tenerla viva innestandola nel cuore dei giovani che avrebbero dovuto custodirla e consegnarla ai loro figli, fu solo allora che tutto divenne buio. A sigillo del suo carattere e della speranza che lo animò fino all’ultimo momento, c’è una preghiera composta da lui personalmente che fece leggere in tutte le sinagoghe di Berlino durante la sera dello Yom Kippur del 1935, anno in cui furono approvate dal Reich le Leggi di Norimberga. La preghiera comincia così:

In questa ora tutto Israele sta di fronte a Dio, il Dio della giustizia e della misericordia – e poi continua –  Noi stiamo di fronte a Dio (…) Noi pronunciamo il nostro disgusto per le bugie dirette contro di noi e per le calunnie rivolte contro la nostra religione e la sua espressione (…). Questa calunnia è ben lontana da noi. Noi crediamo nella nostra fede e nel nostro futuro. Chi ha svelato al mondo l’esistenza  dell’Eterno, del solo e unico Dio? Chi ha mostrato al mondo la via per la santità, per lui e per la propria famiglia? Chi ha portato nel mondo il rispetto dovuto all’Uomo fatto ad immagine di Dio? Chi ha portato nel mondo il comandamento della giustizia e ogni preoccupazione che oggi definiamo “sociale”? Tutto questo è stato fatto dai profeti di Israele. La rivelazione di Dio al popolo di Israele ha una parte importante in tutte queste vicende. Tutto ciò irrompe nella storia con l’esistenza degli ebrei e continua a crescere grazie a loro. Ogni insulto contro di noi ricade su questi fatti. Noi stiamo di fronte al nostro Dio. La nostra forza risiede in Lui. E’ in Lui che la nostra storia trova la sua verità e la sua dignità. E’ colui che assicura nostra sopravvivenza contro ogni probabilità, la nostra resistenza in tutte le prove. La nostra storia è la storia di una grandezza spirituale, di una profonda dignità spirituale. Noi ci volgiamo alla nostra storia quando veniamo attaccati e insultati, quando il bisogno e la sofferenza ci opprimono. Dio ha guidato i nostri padri di generazione in generazione. Egli continuerà a guidare noi e i nostri figli per tutti i nostri giorni. (Brano tratto e tradotto da Leo Baeck: Philosophical and Rabbinical Approaches, a cura di Walter Homolka Frank & Timme GmbH)

Per questa preghiera Leo Baeck fu detenuto in prigione dalla Gestapo.

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