Intervista ad Elena Bono, scrittrice al servizio della Parola

Giornalista (G): Cos’è per lei l’esperienza religiosa?
Elena Bono (EB): Credo che l’esperienza religiosa faccia l’uomo uomo. Senza l’esperienza religiosa l’uomo è una bestia, allora tanto vale non essere mai nati, come dicono tutti i pessimisti. L’esperienza religiosa consiste in questo: prendere atto del Dio Creatore, e del fatto che ci ha creato e che si assomiglia a Dio. Con tutte le nostre miserie siamo fatti a immagine di Dio. Questo è uno di quei misteri tremendi! (…) (1, vedi riferimento bibliografico in fondo)

G: La sua opera Morte di Adamo occupa un posto a sé, sia perché è stato il suo primo libro pubblicato, sia perché la forza di immedesimazione che lo caratterizza sembra trascendere i limiti della scrittura.
EB: Di mio non c’è niente, io non c’entro. So che tutte le volte che scrivevo qualcosa piangevo, soprattutto quando Gesù entra nella casa di Abi, povero matto…(cfr.: Piccolo Abi in Morte di Adamo). (1)

G: Cosa significa per lei scrivere?
EB: Io non ho mai scritto se non sotto dettatura. I personaggi delle mie opere esistono per conto loro. Di mio non c’è nulla, io sono l’amanuense: li sento parlare, registro e trascrivo quello che dicono. Un autore è solo un’antenna ricevente. (2)

G: Quindi scrivere è un atto di obbedienza?
EB: Sì: Fiat voluntas tua. (2)

G: Quindi la scrittura è una vocazione non cercata, ma accettata, obbedita?
EB: Dio (…) mi ha dato (…) una grande lezione: non farmi vedere una strada di soddisfazione. Di pene, di sacrifici, non me lo ha nascosto, e io non ho avuto delle vanità. (1)

G: Non è stato indolore per lei accettare questa vocazione, quindi.
EB: Bisogna accettarla ed essere pronti a tutto. In casa Garzanti abbiamo convissuto, io e Pasolini, senza drammi. Non è stato questo il motivo della rottura con Garzanti, la presenza di Pasolini. Pasolini anzi mi fece arrivare la proposta di mettere in film La testa del profeta. Io dissi di no, che ognuno andasse per la sua strada. (1)

G: Come descriverebbe questo suo percorso letterario e anche di vita?
EB: Come un servizio. L’ho sempre considerato un servizio. Mi è costato ma mi ha dato anche grandi gioie, però. Tutte interne. Incomunicabili. (3)

G: A cosa serve la letteratura?
EB: Aiuta a vivere. (3)

G: Perché è così importante nell’esperienza umana?
EB: E’ importante l’aria? E’ come mangiare, bere…se uno non ha l’arte non è più uomo.(3)

G: Leggere le sue opere può essere un’esperienza di contemplazione?
EB: Sì, grazie a Dio, non certo grazie a me. Da ragazza avevo pensato di entrare in convento ma quando capii che la mia vocazione era quella di scrivere chiesi una sola cosa al Signore: se così deve essere, fa’ che non scriva mai una sola parola inutile. Ho poi saputo che molte persone hanno avuto una buona morte o hanno evitato il suicidio leggendo le mie opere. (2)

G: La sua produzione è vastissima e abbraccia i più svariati temi, culture ed epoche storiche. Eppure lei afferma di aver sempre scritto, in ultima analisi, di un solo tema: la passione di Cristo. Perché?
EB: Da piccola, a due o tre anni, quando entravo in una chiesa chiedevo sempre a mio padre di spiegarmi i quadri della via Crucis. Ogni volta che sentivo il racconto della Passione di Cristo mi mettevo a piangere, tanto da ammalarmi. Piangevamo entrambi. Appena ho potuto sono diventata terziaria francescana, come mio padre, mia madre e mia sorella. Il Signore mi ha fatto innamorare della sua Passione, mi ha concesso il dono delle lacrime. (…) (2)

G: Quali sono le sfide poste all’Europa oggi?
EB: Non si vuole ammettere che «Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio». (…) Oggi occorre combattere una battaglia per l’uomo. Perchè l’uomo si è ridotto a robot, a uomo meccanico, che dell’uomo ha conservato tutte le lussurie, tutti e sette i peccati capitali. L’uomo è diventato un robot peccatore.  (2)

G: Come può l’uomo tornare ad essere se stesso?
EB: Col Vangelo. (2)

G: L’avvenire è gravido di incertezze. Che messaggio può trasmettere ai giovani?
EB: A ognuno è stato dato di discernere il bene dal male. Siamo responsabili delle nostre scelte, che sono un dovere. Il bene è la scelta difficile. Come dice Gesù nel Vangelo, chi vuole la salvezza deve entrare per la porta stretta. (4)

G: Anche se a priori sappiamo con certezza che saremo sopraffatti, dobbiamo intraprendere lo stesso la nostra battaglia per una nobile causa?
EB: Certo, lo dobbiamo. Altrimenti che battaglia sarebbe! Una nobile causa del resto non può mai essere sconfitta perché poggia su valori eterni. Come la verità, come la libertà. (…) (5)

G: Potrà mai esistere una generazione capace di cambiare il mondo?
EB: Non lo so e non mi importa di saperlo. Ognuno sarà responsabile, davanti a Dio, della storia del mondo. Cambiando noi stessi ognuno di noi cambia il mondo, giacché come dice Pascal: Una pietra modifica il mare. Anzi, io dico, una goccia modifica il mare. Intendo: il mare della Storia. (…) (5) Le situazioni sono quelle che sono e l’uomo deve continuamente scegliere. Il dramma è questo: la scelta, costante, che dobbiamo fare tra il sì e il no, il bianco e il nero, la luce e le tenebre. O è un sì totale, che bisogna vivere, patire e scontare fino in fondo, oppure si è complici del male nel mondo. È un discorso che comincia con Adamo. Sotto qualsiasi profilo la si voglia vedere la storia dell’uomo è tutta così: peccato e redenzione. Ed è una scelta che non finisce mai. Kierkegaard dice che in punto di morte si sceglie bene perché non c’è più tempo: quelli che vengono chiamati “pentimenti” in realtà sono proprio la scelta di fronte all’aut-aut estremo: o/o, il Nulla oppure il Tutto. E l’uomo in genere non sceglie il Nulla. Siamo figli di Dio, dopo tutto». (6)

Fonti
(1)Sono solo un amanuense, di Silvia Guidi e Anna Roda, Osservatore Romano del 26 Febbraio 2014;
(2)Questo è tempo di Dio, di Viola Sanvito, La nuova Europa, 4-2012;
(3)O il nulla o tutto, di Carlo Dignola, Tracce, Luglio-Agosto 2013;
(4)Per la porta stretta, i 90 anni di Elena Bono, intervista di Pierantonio Zannoni, La Casana n. 2 Aprile/Giugno 2011;
(5)Intervista a Elena Bono, di Rosa Elisa Giangoia, pubblicato su www.bombacarta.com il 14 dicembre 2007;
(6)Intervista a Elena Bono, di Carlo Dignola, Eco di Berga, 23 giugno 2011;

Tagged on: