Il padrone del mondo, il libro preferito dai papi

Il padrone del mondo di Robert Hugh Benson è [inlinetweet prefix=”Il padrone del mondo” tweeter=”@renatocalvanese” suffix=””]uno dei libri preferiti da Benedetto XVI e Francesco[/inlinetweet]. Ad un vero papista questa semplice nota dovrebbe bastare per mollare qualsiasi cosa stia facendo e correre in libreria. Per quelli tra voi di più dura cervice vedrò di spendere qualche parolina in più.

Non so a voi cosa viene in mente quando sentite pronunciare la parola “Anticristo”. Un mio amico mi ha confessato di immaginare King Kong che si siede malaccortamente sul negozio di vetro della Apple in Fifth Avenue. Io ammetto di aver più volte pensato che l’Anticristo potesse essere mia suocera. Il sospetto lo confidai tempo fa al mio padre spirituale che al sentirlo mi guardò inorridito. La sua reazione si spiegava facilmente: non conosceva mia suocera. Gliela presentai. Alla fine concluse che la cosa era di certo poco aderente alla tradizione della Chiesa ma in fondo non del tutto improbabile.

A leggere le recensioni de Il padrone del mondo sparse qua e là sembrerebbe che il motivo principale per leggere il libro sia la sua straordinaria attualità. In un testo pubblicato nel 1907 si parla infatti di trasporti aerei e sotterranei, di parlamenti europei, di eutanasia legalizzata e assistita, attentati kamikaze, preti che lasciano il ministero e di una Chiesa Cattolica ridotta ad un cumulo di macerie.

E’ indubbio che di talento profetico l’autore Robert Hugh Benson ne avesse in abbondanza, tuttavia la forza di questo romanzo non sta nella sua attualità. Se è l’attualità che si cerca perché non leggere un quotidiano? Questo libro è destinato a parlare anche a quelle generazioni che vivranno in un mondo in cui a causa della deriva dei continenti l’America non esisterà più, il parlamento europeo sarà chiuso, e la parola kamikaze evocherà soltanto una marca di jeans. Non è l’attualità che conta.

Vi presento Monsieur l’Antechrist, il padrone del mondo

Benson ci consegna i connotati dell’Anticristo e lo fa mettendoci in guardia più o meno così: vi dico Anticristo e subito immaginate che alla vostra porta un giorno si presenterà un tizio con le corna, i denti aguzzi e la faccia paonazza. Ad un tale balordo chi mai aprirebbe la porta? In fondo è facile guardarsi da un tipo come questo. Ma non è così che andranno le cose perché l’Anticristo busserà alla nostra parte e sarà uno che ci piacerà. Questo ci dice Benson. Non importa quanto salda sarà la nostra fede, sappiate solo che sarà difficile resistere al suo richiamo. Getterà scompiglio tra le nostre schiere, ci vaglierà come grano e tenterà di soppiantare il Cristo seducendo i cuori con falsa dolcezza, con falsa devozione verso la Legge. La filantropia usurperà il posto della carità, la soddisfazione quello della speranza e la cultura quello della fede. Il dolore sarà il suo grande nemico, ogni sofferenza sarà dichiarata inutile e tutto farà per evitare agli uomini ogni pena. Si metterà al servizio dell’uomo per eliminare il dolore dal mondo non per redimerlo. Verrà per unire lì dove Cristo era venuto per dividere. Non porterà la spada ma la pace. Non ci ostacolerà, non ci parlerà di verità o di limiti ma sarà disposto a sottomettere il mondo, la ragione e la natura tutta, ai nostri desideri, ai nostri istinti pur di farci felici. E adesso vi chiedo:[inlinetweet prefix=”Il padrone del mondo” tweeter=”@renatocalvanese” suffix=””] ad uno così come potremo resistere?[/inlinetweet] Come farà a non diventare il padrone del nostro mondo?

“Oh! Avere finalmente un Salvatore! … esclamò Francis, un ex sacerdote convertitosi alla religione dell’Anticristo – un Salvatore che si può vedere, pregare a faccia a faccia! E’ come un sogno, troppo bello per essere creduto”.(da Il padrone del mondo di R.H.Benson, p.190 edizioni Fede e Cultura).

La religione inservibile dell’Umanità Nuova

Nel libro Benson descrive i tratti di un’umanità nuova, di una stirpe di viventi che butta a mare il soprannaturale bollandolo come cibo per gonzi, rimuove Jehovah dal suo trono, abbatte il regno dei preti e della superstizione, si dice disposta a credere soltanto ai fatti, e non alle autosuggestioni della religione. Olivier e Mabel, una coppia di conviventi protagonista del libro, incarnano bene questa nuova genia.

“Olivier e Mabel (…) erano molto lontani dal condividere le idee stupide e grossolane comuni ai puri materialisti. Il mondo per loro palpitava di una vita intensa, che si espandeva sui fiori, sugli animali, sull’uomo, qual torrente di forza meravigliosa scaturito da fonte oscura (…) anche le cose inanimate, i fossili, la corrente elettrica, le stelle lontane erano atomi scossi dallo stesso spirito del mondo, che ci inebria della sua presenza e ci parla della sua natura” (ibidem p.37).

La domanda a questo punto è la seguente: ma che ci fai con una religione così? A cosa serve? Cosa spiega? Cosa ci frega sapere che un fossile è scosso dallo spirito del mondo se sono infelice? Cosa mi frega della corrispondenza degli atomi tra le stelle e i fiori se sono minacciato dalla morte?[inlinetweet prefix=”Il padrone del mondo” tweeter=”@renatocalvanese” suffix=””] A cosa serve la pace perpetua se l’uomo non ha una speranza per sé? [/inlinetweet]Con questo bagaglio di cose posticce l’Umanità nuova è destinata per forza di cose al suicidio, come racconta Benson nel finale del testo. Non appena vengono delusi i sogni di fanciullo, le aspettative mal riposte sul futuro e sulla natura dell’uomo, ci si accorge di non avere più nulla in cui sperare né da sognare, nulla che giustifichi la fatica di stare al mondo. La narcosi, la fuga dalla realtà, il suicidio, queste sono le cartucce che rimangono nelle mani di un’umanità che è chiusa al mistero, al soprannaturale. [inlinetweet prefix=”Il padrone del mondo” tweeter=”@renatocalvanese” suffix=””]La terra diventa una prigione se non è più possibile riporre una speranza in qualcosa che non è di questo mondo.[/inlinetweet]

Una promessa è una promessa

Un ultimo elemento prima di chiudere questo modesto affresco: quando il Il padrone del mondo uscì nel 1907 molti cattolici se la presero con il povero autore Benson che fu definito ieattore e portasfiga. A leggere di annientamento totale della Chiesa Cattolica a molti venne inevitabilmente un gran magone. Lo stesso Benson del resto se ne rendeva conto e già nella prefazione alla prima edizione lanciava questa avvertenza: “il libro – scriveva – produrrà senz’altro sensazioni di sconforto”.

In effetti il Il padrone del mondo racconta gli ultimi giorni della nostra fede, la riduzione dei cristiani ad un manipolo insignificante mentre il mondo è saldamente in mano al Nemico: ci può stare quindi che il lettore reagisca con una grattata. Eppure nel romanzo troviamo una cosa che ha dello straordinario: alla fine, quando tutti i tentativi dell’uomo di opporsi al Male si sono rivelati vani, quando le forze si sono esaurite, quando tutto sembra ormai scritto e non c’è più motivo di speranza, troviamo ancora delle persone che credono. Straordinario! E in cosa credono? Come fanno a credere in un Dio che permette una tale devastazione, che assiste inerme allo scempio del suo popolo? Come fanno gli ultimi reduci a non dubitare? Perché credono in una promessa. Alla fine di tutto, alla fine di tutti gli sforzi, contro ogni evidenza, quando ormai l’esercito nemico è tutto schierato nella piana di Esdrelon ed è pronto all’attacco, quello che rimane a noi pochi superstiti è questa promessa fatta a Pietro da Gesù: “le porte degli inferi non prevarranno”. Con questa promessa nel cuore dobbiamo vivere e affrontare il Nemico anche quando la battaglia sembra ormai persa. Non importa quanto sia potente chi abbiamo di fronte. Non importa quante forze militino tra le sue schiere. [inlinetweet prefix=”Il padrone del mondo” tweeter=”@renatocalvanese” suffix=””]Fino alla fine dei giorni non prevalebunt.[/inlinetweet]

Come scrive lo stesso Benson nella prefazione ad un altro romanzo intitolato L’alba di tutto, “nessun tempo può essere critico per i cattolici, perché i cattolici non possono avere alcun tipo di dubbio sulle possibilità di vittoria della loro parte. Ma da un altro punto di vista, tutti i periodi sono critici, perché ogni tempo contiene in sé il conflitto fra due forze irriconciliabili”. E’ la famigerata lotta tra Bene e Male che si combatte dall’alba del mondo e che chiama ognuno di noi a schierarsi. Non vedere l’infuriare della battaglia è la prova che siamo già tra le schiere dei soccombenti.

Renato Calvanese